Storia, Arte e Cultura

Gli artisti locali

Raimondo “Barbadirame” pittore e scultore amico di Pablo Picasso, apprezzatto da Grace Kelly, ritrasse la vita contadina delle sue terre; Franco Giglio artista poliedrico tra Italia e sud America; Giovanni Morscio espose per anni a Parigi, dedicata a lui la Pinacoteca

Raimondo “Barbadirame”

Barbadirame, Pablo Picasso, Jean Cocteau

A metà gennaio 2010, in Bordighera, all’età di 87 anni, si è spento Mario Raimondo, artista noto in tutto il mondo, col nome di “Barbadirame”, che era stato discepolo di Picasso, fin dal 1959. 

Nato a Dolceacqua, nel 1923, aveva iniziato la sua vita professionale come decoratore, eseguendo numerosi affreschi in residenze private, castelli e chiese di tutta la Riviera dei Fiori e la Costa Azzurra, completando la sua formazione artistica nello studio di Achille Beltrame, in San Remo.

Nel 1959 iniziò la frequentazione del grande Maestro Pablo Picasso, che nel 1963 ebbe a dire di lui:

Parlare di giovani pittori non è mia abitudine. Il pittore italiano ‘Raimondo’ che nel suo villaggio si chiama ‘Bardadirame’, lo vedo come un pittore vero, serio, come i lavoratori della sua terra. Esso implementa le sue opere con sicurezza e semplicità di mezzi. Le pareti di pietra della stagione e tronchi di questi alberi del Mediterraneo, hanno la stessa umanità dei loro agricoltori, anche l’eternità, uno che conta”.

Nell’ottobre 2009 ricevette a San Biagio della Cima il “Premio Biamonti”, che lo gratificò moltissimo; lui che si definiva:

il pittore delle capre e dei contadini”.

Di lui, Francesco Biamonti ha scritto:”… i suoi contadini, le sue donne, i suoi cristi hanno perso ogni rozzezza, pur nella verità del loro spessore. Vi sono contadine che hanno nelle mani una grazia tremenda (il pittore non sembra ricordare delle loro mani che la gentilezza), nel corpo sono soffuse di lucori bonnardiani; l’atteggiamento nel lavoro o in quegli interminabili ritorni è minimo, rispetto al puro esistere. Non so se egli esageri con quei fiori in testa e quei seni come frutti maturi, ma è la sua visione, insistita e melodiosa. Apparentemente senza sforzo, si dipana una vita agreste, dal cielo alla terra, dalla gioia al dolore, dalla maternità alla crocefissione tra magagli e rose canine, abbarbicate alle croci … vi è come un’allegria, un’assuefazione come da vecchie capre in un ruminante dolore”.

Artista poliedrico, viene ricordato anche per la scultura dedicata a Giandomenico Cassini, astronomo di fama mondiale nato nella vicina Perinaldo nel 1625, ma anche per esperienze cinematografiche e soprattutto per l’apprezzamento dimostrato da grandi personaggi della sua epoca, come la principessa Grace Kelly.

Sito ufficiale: http://www.raimondobarbadirame.com/

Atelier:

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Franco Giglio

Franco Giglio nasce il 17 giugno 1937 a Dolceacqua. A 21 anni si trasferisce in Brasile, senza nessuna formazione accademica, fissando la sua residenza a Rio de Janeiro e lavorando come giornalaio, padrone di un’edicola e poi nella redazione della Rivista “Il Mondo Italiano”. In seguito inizia a lavorare con Antonio

Mucci, in Minas Gerais, che gli insegna l’arte del mosaico in innumerevoli opere, fatte con quadratini di pietra rivestiti di vetro, sparse in molte città di Minas, tecnica con cui lavora per tutta la vita. Disegnatore e pittore, sempre autodidatta. Nel 1959 si trasferisce a Curitiba, stabilendosi come mosaicista, inizialmente, per Jayme Cannet, governatore del Paraná. Per questo motivo si stabilsce nella città per 15 anni e le sue opere, con il passare del tempo, lo pongono, insieme all’amico Poty, come uno dei più importanti artisti del paese. Esegue molti murali in mosaico, alcuni di grandi proporzioni come per il Cimitero di Curitiba, il Collegio Opet, la FAE ed il Collegio Bom Jesus, il Parlamento del Paraná, il Palazzo di Giustizia, la Cattedrale di Porto União-SC, il Comune di Itajaí-SC, ma anche molti lavori per residenze private.

A Lapa-PR, esegue il Monumento ai Mandriani, su progetto dell’amico Poty. Dal 1974 inizia a lavorare con pittura e disegni. Nel 1975 sposa Roseli de Almeida e torna nella sua città natale, divenendo membro del mondo artistico locale, promuovendo mostre e partecipando a saloni europei. Si trasferisce a Mantova e Verona ma nel 1979 vede il suo atelier distrutto da un incendio che gli fa perdere centinaia di opere, di sui la maggior parte prodotta in Brasile.

Dopo un breve rientro in Brasile, si stabilisce definitivamente in Italia, dove, negli anni 1980/1981, fa parte del Gruppo “Ponte Bianco alla Venesiana” di Desenzano del Garda. Giglio muore il 4 aprile 1982 a soli 44 anni di età, ma lascia una grande collezione di lavori.

Nel 2004 è stata realizzata una mostra con una parte dei suoi lavori presso il Museo Oscar Niemeyer, a Curitiba. Molti suoi lavori possono essere trovati in collezioni private, piazze e palazzi pubblici e sono tra i meglio conservati tra quelli degli artisti italiani che si sono stabiliti in Brasile.

Sul sito <www.francogiglio.com.br> si trova un’interessante sintesi del lavoro dell’artista, vi è mostrata tutta la traiettoria artistica, dichiarazioni di critici ed amici di questo grande artista italiano che molto visse in Brasile ed al Brasile ha lasciato molto della sua opera.

Hanno scritto di lui diversi critici di tutto il mondo, come Leila Alberti, Luis Molossi e tantissimi altri e, tra questi, anche il nostro amico poeta, giornalista e critico letterario bordigotto, Lucio Martelli (1940-2006). Le opere di Giglio sono state esposte a Curitiba PR (Brasile), Dolceacqua, Vicenza, Roma, Trento, Torino, Desenzano del Garda, Verona, Brescia.

Nelle sue figure abili e mature si rivela la sua perspicace personalità. Fu un autodidatta ed indipendente ed il suo nome è accanto a quello di Poty, uno dei più importanti muralisti del Paraná. Iniziò con mosaici in Brasile e molti murali in ceramica e piccoli quadratini usando narrative che ricordano il lavoro umano con una certa fantasia, comunque legata al quotidiano; “una dose reale per la fantasia ed una dose fantastica per il reale”.

Dopo un lungo periodo, facendo murali, Giglio sviluppa un lavoro libero dalle restrizioni formali che gli erano imposte. E in questa fase nascono disegni-quadri pieni di grafismo e macchie di colori che annacquano le strutture valorizzando i disegni.

“La vita di Franco Giglio è stata breve. e non ho avuto l’opportunità di conoscerlo. Però ho avuto l’opportunità di essere nuovamente davanti ad un suo lavoro nella casa dell’amico Fernando Bini e in quel momento mi sono ancora una volta sentito con la voglia di avvicinarmi a questo ammirevole artista le cui opere mi sono così care. Ciò che posso fare ora è parafrasare Adalice Araújo “Rendiamo omaggio ad un artista che per alcuni anni ha scritto sui muri un voto di fedeltà all’umanità ed in particolare alla gente del Paraná”. Sono parole del critico Luis Molossi.

Giovanni Morscio

Giovanni Morscio

Giovanni Morscio nasce a Dolceacqua il 7 febbraio del 1887 da Giovanni Battista e da Maria Bobone di Coldirodi. La sua è una famiglia di floricoltori: per tale ragione egli si mostrerà sempre piuttosto ricettivo durante la sua attività alla riproduzione di fiori e nature morte che manifestano un legame stretto con il territorio ligure e i suoi aspetti più attraenti.

La sua formazione di pittore e decoratore prende avvio nell’atelier del pittore sanremese Giovanni Saccheri. Numerosi sono gli affreschi cui mette mano in chiese e palazzi dell’estremo ponente ligure nei primi decenni del Novecento. A partire dal secondo decennio prende parte a mostre e a saloni parigini per poi esporre dal 1930 in avanti al noto Salone degli indipendenti di Parigi dove i suoi lavori ottengono un certo successo.

Svolge attività di gallerista a Nizza intorno agli anni Quaranta, esponendo nel punto vendita di sua cognata opere di colleghi e amici. Sono da citare tra questi Yves Diey (1892-1984) e Marc Aldine (1875-1957), di cui fu anche il mercante.

Giovanni Morscio donò al comune di Dolceacqua, alcune delle opere di propria produzione pittorica ed una parte significativa della sua personale collezione di dipinti ed acquerelli eseguiti da pittori figurativi francesi ed italiani a lui contemporanei. Da qui, nel 1970 nasce La Pinacoteca. Durante la sua lunga attività egli frequentò difatti innumerevoli artisti, spesso conosciuti nei saloni dove esponeva (il più celebre era il Salon des Indépendants di Parigi), con i quali mantenne la fruttuosa consuetudine di scambiarsi reciprocamente le opere.